Mettiamoci d’accordo: esiste discriminazione nei confronti del genere femminile? Esiste un problema? Le donne subiscono abusi sul lavoro per il fatto di essere donne? Le donne percepiscono stipendi più bassi? Quanto incide la presenza delle donne nelle alte sfere del comando? Quante firme femminili si occupano di economia politica lavoro nelle testate nazionali? Alle donne è richiesto un carico di responsabilità all’interno della famiglia e della società superiore a quello richiesto agli uomini? Alle donne è richiesto uno standard estetico ben più impegnativo di quello maschile? Abbiamo mai sentito dire che un uomo se l’è andata a cercare se è uscito di notte e magari ha bevuto con gli amici? Non ci sono dubbi, mi sembra.
La nostra società è poggiata sulla discriminazione delle donne. Si regge sulla discriminazione. Fa fortuna sulla discriminazione delle donne. Dovremmo accettarlo prima di tutto, per poterlo combattere. Dovremmo saperlo bene noi donne, per poter ricostruire una cultura diversa. Lo dovremmo averlo ben chiaro come lavoratrici come madri ma soprattutto come compagne di uomini, perché siamo noi a dover pretendere ogni giorno questo cambiamento. Solo con un esempio differente si possono crescere generazioni differenti, di uomini e di donne. Ogni gesto, anche il più piccolo, deve essere un cambiamento. La lingua che usiamo è fondamentale. Anzi, sino a che non trasformeremo il piano della lingua non ci potrà essere nessun vero cambiamento sul piano sociale e culturale.
Per quanto tempo ancora dobbiamo sentire donne e uomini che si rifiutano di usare al femminile nomi che al femminile esistono? Cosa c’è da ridere in architetta, magistrata, ministra, direttrice? Perché utilizzare un linguaggio corretto deve suscitare imbarazzo? Mi sono andata a vedere il dizionario, mio padre mi ha insegnato a leggerlo quando ho dei dubbi. Dice architétto s. m. (singolare maschile) (f. -a) (femminile in –a), così come per sindaco, ministro e tutti gli altri. Poi ci sono nomi maschili con desinenza in –a come autista, pilota, guardia, dentista. Sono in –a e lo resteranno, anche se per dispetto li si vorrebbe trasformare in –o. E’ il nostro vocabolario, signori, leggetelo.
Per curiosità poi si possono leggere i pareri della Treccani e dell’Accademia della Crusca sui femminili, che riporto, entrambi di svariati anni fa. In particolare la Crusca scrive che “tiene a ribadire l’opportunità di usare il genere grammaticale femminile per indicare ruoli istituzionali (la ministra, la presidente, l’assessora, la senatrice, la deputata ecc.) e professioni alle quali l’accesso è normale per le donne solo da qualche decennio”.
I nomi che suonani strani al femminile sono relativi sempre a ruoli che solo recentemente hanno dato spazio alle donne. Non esistono infatti dubbi su quei ruoli che sono tradizionalmente femminili. Questo dovrebbe far riflettere, si tratta sempre e solo di un effetto della discriminazione sociale che abbiamo mangiato insieme al pane ma che piano piano abbiamo il dovere di scardinare. E lo dico a Corrado Augias, che nelle sue trasmissioni culturali sottolinea l’assurdità delle desinenze al femminile, ma lo dico soprattutto alle donne che plaudono simili posizioni: quando anche la Crusca vi supera in apertura al presente, preoccupatevi!
architétto in Vocabolario – Treccani
architétto s. m. [dal lat. architectus, gr. ἀρχι-τέκτων, comp. di ἀρχι- (v. archi-) e τέκτων «costruttore»]. – 1. (f. -a) Chi predispone i progetti per la costruzione di
ministra in Vocabolario – Treccani
ministra s. f. [dal lat. ministra, femm. di minister: v. ministro].
sìndaco in Vocabolario – Treccani
sìndaco (ant. sìndico) sindaco m. (f. -a) [dal lat. tardo syndĭcus, gr. σύνδικος «patrocinatore», comp. di σύν «con, insieme» e δίκη «giustizia»] (pl. -ci).
autista: definizioni, etimologia e citazioni nel Vocabolario Treccani
chauffeur ‹šofö′ör› s. m., fr. (f. chauffeuse)
pilòta in Vocabolario – Treccani
pilòta s. m. [da una forma originaria pedota, pedoto
guardia Vocabolario on line Treccani
guàrdia1 (ant. guarda) s. f. [der. di guardare].
dentista in Vocabolario – Treccani
dentista s. m. e f. [der. di dente] (pl. m. -i). – 1. Laureato in odontoiatria
Treccani La grammatica italiana (2012)
ITRICE, FEMMINILE IN
I nomi maschili in -sore hanno il femminile in –itrice e un cambiamento nella ➔radice, che termina in -d
difensore ▶ difenditrice
possessore ▶ posseditrice
Alcuni nomi di professione, tuttavia, fanno eccezione
professore ▶ professoressa
assessore ▶ assessora.
USI
Nell’uso popolare alcuni nomi in -sore hanno, accanto alla forma in –itrice, quella – decisamente sconsigliabile – in –sora
*difensora, *possessora.
La Crusca risponde: il ministro o la ministra?
05/12/2013
La Presidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio, lieta dell’accoglienza positiva riservata dal pubblico e dalla stampa al recente volume La Crusca risponde (a cura di M. Biffi e R. Setti, Le Lettere – Accademia della Crusca, 2013), per evitare alcuni possibili equivoci nelle sintesi che si vanno diffondendo in rete, tiene a ribadire l’opportunità di usare il genere grammaticale femminile per indicare ruoli istituzionali (la ministra, la presidente, l’assessora, la senatrice, la deputata ecc.) e professioni alle quali l’accesso è normale per le donne solo da qualche decennio (chirurga, avvocata o avvocatessa, architetta, magistrata ecc.) così come del resto è avvenuto per mestieri e professioni tradizionali (infermiera, maestra, operaia, attrice ecc.).
La posizione dell’Accademia è documentata da iniziative diverse: il Progetto genere e linguaggio svolto in collaborazione col Comune di Firenze; la Guida agli atti amministrativi, pubblicata dalla Crusca e dall’Istituto di Teoria e Tecnica dell’Informazione Giuridica del Consiglio Nazionale delle Ricerche ITTIG-CNR (http://www.ittig.cnr.it/Ricerca/Testi/GuidaAttiAmministrativi.pdf); il Tema del mese a cura di Cecilia Robustelli, pubblicato nel marzo 2013 sul sito dell’Accademia e varie interviste rilasciate da accademici.
Claudia Crabuzza è nata ad Alghero. Nel 2000 ha fondato il gruppo Chichimeca con Fabio Manconi e Andrea Lubino con cui ha pubblicato tre dischi per l’etichetta indipendente Tajrà.
Com un soldat è il primo disco solista, vincitore della Targa Tenco come miglior disco in dialetto e lingue minoritarie.
Nuovi progetti: Trent’anys – Recordant Pino Piras, a trent’anni dalla morte un concerto omaggio alle più belle canzoni del cantautore algherese insieme al musicista e arrangiatore storico della Muraglia di Alghero, Pietro Ledda ‘Barabba’, che ha collaborato alla gran parte della discografia di Piras;
Difesa di Violeta Parra: le canzoni della madre della canzone popolare tradotte da Claudia per la prima volta in italiano.
Grazia, la madre è un disco dedicato a Grazia Deledda attraverso una rilettura in canzone dei suoi romanzi. Pubblicato da Squilibri Editore parte dai testi di Stefano Starace e con le musiche e arrangiamenti di Andrea Lubino e Fabio Manconi percorre un viaggio attraverso le storie e i personaggi della scrittrice sarda Premio Nobel per la letteratura.
Claudia Crabuzza es nada a L’Alguer. Al 2000 ha fondat lo grup Chichimeca, amb Fabio Manconi i Andrea Lubino publicant tres discos amb la discogràfica independent Tajrà.
Com un soldat és lo primer disc solista, ha guanyat lo premi mes important de la cançó d’autor, La Targa Tenco al millor disc en dialecte i llengues minoritàries.
Nous projectes: Trent’anys – Recordant Pino Piras, a trent’anys de la mort un concert homatje a les mes belles cançons del cantautor alguerès amb el músic i arranjador de la Muralla de L’Alguer, Pietro Ledda ‘Barabba’, col•laborador de Piras en la gran part de la sua discografia;
Defesa de Violeta Parra: les cançons de la mare de la cançó popular traduïdes de Claudia per la primera volta en italià.
Grazia, la madre és un disc dedicat a les obres i personatges de Grazia Deledda, escriptora sarda Premi Nobel.